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Offizio sopra i Paduli di Sesto (fondo)

Unità: 28


Datazione: 1 Gennaio 1560 - 31 Dicembre 1801

Descrizione [sias]

Il decreto del consiglio generale del 5 novembre 1560 conferì a questo ufficio l'incarico principale di provvedere ai lavori ordinari e straordinari attorno ai paduli e alle fosse contigue. Le sue competenze passarono nel 1801 al comitato generale delle acque, fabbriche e strade.

Descrizione

da Bongi Salvatore, Archivio di Stato di Lucca Inventario a stampa Vol 1

L'ampio stagnamento d'acque, ch'ebbe poi il nome di Lago di Sesto o Bientina, per i due paesi più grossi che vi restarono sulle ripe, sembra che siasi venuto formando nel medio evo, quando essendosi mutata la condizione dell'Arno, le acque che calavano in quella bassa pianura non ebbero più lo scolo occorrente; per la qual cosa si andò a poco a poco impaludando, e divenne poi Lago, un tratto di terreno, che ne' tempi più remoti fu coltivato [01]. È probabile pure che si formassero prima alcune lagune distinte ne' luoghi più bassi, le quali ebbero necessariamente nomi e padroni diversi. Anzi d'ordinario si crede che una schiena di terra non inondata, diretta da levante a ponente, dividesse le acque di Bientina da quelle di Sesto; ed è poi tradizione, che su questa striscia di terreno, della quale per moltissimi anni restò scoperto solo un piccol tratto a modo d'isola, fosse già una chiesa dedicata a S. Benedetto ed un castello. Anche dopochè fu formato l'allagamento, il pelo delle acque non rimase costante, e per conseguenza lo spazio inondato, a seconda de' tempi, crebbe e diminuì; ed a causa delle opere che vi si fecero attorno a più riprese, affine di favorire lo scolo e guadagnare terreno all'agricoltura, si riebbe forse alcuna volta la divisione del Lago in più stagni.

Una mappa, che a giudicare dalla forma della scrittura, è della prima metà del quattrocento, e che mostra di essere stata compilata per indicare le confinazioni del Lago secondo i documenti antichi (per lo più del millecento e del dugento, che vi si citano nel margine), ci offre la seguente spartizione e nomenclatura delle acque. La parte media si dice Lacus Blentine, nunc districtus Florentie et olim Lucensium; la mezzana e più vasta, Lacus Sexti; infine la parte posta a tramontana si vede suddivisa in tre:

1.° Lacus Poteoli, qui dicitur Carpinocchio;

2.° Lacus Computi et aliorum nobilium et ecclesiarum;

3.° (Lacus) procerum sive Captaneorum Castrinovi. (Filza 58 della serie presente.)

In antico, e specialmente sullo scorcio del milledugento e sul principio del trecento, siffatta riunione d'acque, co' paduli ed i terreni che vi erano intorno, fu soggetta alla giurisdizione del Comune di Lucca. Questo dominio durò anche a tempo di Castruccio, ma in parte contrastato dalle guerre quasi continue fra quel capitano ed i Fiorentini; i quali più che mai lo resero incerto dopo la morte di lui, guerreggiando le Signorie lucchesi che gli succedettero, e specialmente gli Scaligeri. Infine, per la pace che fermarono cogli Scaligeri il 24 Gennaio 1338, i Fiorentini rimasero padroni di quel tratto del Valdarno che già era de' Lucchesi, della massima parte della Valdinievole, e specialmente dell'Altopascio, con che venne diviso il possesso del Lago e delle ripe. L'essere così quelle acque divenute soggette a due Stati, fu cagione di controversie e di impacci, con danno comune; ma certo maggiore de' Lucchesi, che mentre avevano nel territorio loro la porzione più grande di quel ristagnamento, non furono più padroni della comunicazione con l'Arno, che per più secoli ne fu lo scolo unico e necessario. Soltanto per la confinazione giurisdizionale de' Paduli e delle terre che circondano il Lago, riuscì nel 1471 di venire ad un accordo co' Fiorentini; restando sempre incerta la linea confinaria del chiaro, e quindi l'uso di esso fecondo di controversie e di litigi tra i sudditi dei due Stati, finchè Lucca non fu riunita politicamente al Granducato [02].

Essendo stato risoluto nel 1560 di dar nuovo scolo al Lago ed ai Paduli, e coll'abbassamento acquistare gran tratto di campagna all'agricoltura, il 5 Novembre si nominò un uffizio di tre, incaricati di trattare con la Curia Romana relativamente ai possessi ecclesiastici ivi compresi; e nel tempo stesso, per dirigere la bonificazione, si fece un Offizio che si disse de' Diciotto, perchè composto dell'Offizio sopra le Differenze, che era di sei membri, di quello sopra l'Ozzeri e Rogio, che era di tre, e di altri nove cittadini aggiunti. I tre, eletti a trattare con Roma, compiuto il negozio, cessarono; ma i Diciotto restarono alquanti anni, perchè riconfermati. Con decreto poi del 13 Ottobre 1570 l'autorità plenaria sui Paduli venne rimessa in sei cittadini; ed il 30 Gennaio 1590 si stabilì definitivamente l'Offizio sopra i Paduli di Sesto, in uguale numero, tre possidenti interessati e tre non interessati. Quest'uffizio ebbe cura principale di provvedere ai lavori ordinari e straordinari attorno a' Paduli ed alle fosse contigue, che si facevano col concorso degli interessati, i quali poi venivano gravati per la maggior parte della spesa.

Oltre a queste, ebbe corso del tempo anche altre incombenze, per commissioni speciali del Consiglio Generale; e dette mano a vari e diversi negoziati straordinari, alcuna volta in compagnia dell'Offizio sopra le Differenze, spesso con cittadini aggiunti, o insieme con gli Offizi sopra il Serchio e sopra l'Ozzeri e Rogio. Finì, al solito, al cominciare del 1801, quando si istituì il Comitato sulle Acque, Fabbriche, e Strade.

In questa serie si raccolgono gli atti di que' primi Offizi straordinari del 1560, e quindi gli altri dell'Offizio diventato magistratura ordinaria. Stavano essi nella Cancelleria di Palazzo, e di lì passarrono nell'Archivio di Stato istituito sul principio di questo secolo. Nel modernissimo ordinamento, alle carte dell'Offizio, che diremo ordinarie e pubbliche, si sono aggiunte, secondo il metodo da noi seguito altrove, quelle dello stesso soggetto o illustranti la stessa materia, che stavano sparse nella Tarpea. Per le controversie colla Toscana a causa di confini o di giurisdizione de' Paduli, e soprattutto del Lago, sono a vedersi le scritture dell'Offizio sopra le Differenze, che fu per regola incaricato di tali negozi. Le carte poi della Deputazione sopra il Nuovo Ozzeri, che si compose dell'Offizio sopra i Paduli riunito a quello sopra l'Ozzeri e Rogio, formano una serie a parte già stata descritta.

Per comodità degli studiosi, e per agevolare le ricerche che assai frequentemente si fanno sopra i Paduli di Sesto, crediamo di porre qui sotto, a modo di sunto cronologico, ciò che è noto a noi delle vicende di quelle acque, e specialmente delle opere fatte, o anche solo consigliate, per ottenere lo scolo ed il bonificamento; lavori e disegni che spesso furono collegati con quelli relativi al fiume Serchio.

1182. In quest'anno, in grazia di qualche opera di bonificazione eseguita a spese del Comune di Lucca, essendo migliorate alquante terre de' Paduli di Sesto e de' luoghi vicini, ne vien preso possesso a nome pubblico. Tale sembra debba essere la significazione delle parole del cronista Tolomeo. "Eodem anno (1182) invenitur collatio facta lucensi Communi de terris relictis a padule de Lavano et de Guisciana et terrae colmate ab aqua Piscie e Cerbaria et palude Sexti; et quod totum lucrum ad lucense Commune pertinet" (Ptolemaei, Ann. Luc. ad an.).

1308. Nello Statuto del C. di L. viene ordinato che il Podestà insieme con Guglielmo Abbate di Guamo, Niccolao Maconi giudice e con altri savi, debba conservare la fossa detta di Riccio [03]e l'Eggiora, in modo che le barche possano venire dal Padule di Sesto fini alla cerchia della città (I. 20). Ordina inoltre che il Podestà in unione al Capitano, a due Anziani e due Priori, ogni anno, faccia ispezione del Castello di Bientina, delle vie ed acque del Padule di Sesto, delle fosse e strade che conducono a Bientina ed ai luoghi prossimi, e le visite debbano essere fatte presenti dodici uomini di quella terra ed altrettanti di Buti (V. 59).

1350 circa. Un ignoto maestro presenta una perizia o disegno di lavori da eseguirsi intorno al Serchio nella quale si leggono questa parole: "Ancora vi voglio confortare, che quando la spesa si potesse sostenere, io vi prometto di volgere lo nostro fiume in del Lago di Massaciuccori et condurvelo a modo di farvi un porto, che megliorere' Lucca et lo contado più d'entrata che non valliano oggi" [04].

Sergiusti (Ser Pietro Carli, 24 Dicembre 1620 ). Per lo stesso fine aveva comperati nel 1590, da' frati de' Servi, i possessi dell'antica Badia di Pozzeveri, posti sulla parte settentrionale del Lago, confinante colla Toscana, ma che propriamente non comprendevano alcuna parte del chiaro.

1495-1502. Nel Consiglio Generale adunato il 27 Ottobre 1495, fu espresso esservi stata una vecchia pratica di alquanti cittadini lucchesi col Governo e coll'Arcivescovo di Pisa, per divertire il Serchio nel Lago di Massaciuccoli; la quale essendo stata giudicata utilissima, erasi poi proseguita a nome pubblico. Però si ordina, che gli anziani quando sia fatto l'accordo co' Signori Pisani, eleggano sei per concludere quest'opera, consultati i periti ec. Il Tommasi trovò forse in altre scritture che l'invito fosse venuto dai Pisani stessi. Tuttavia è da osservare che in un Colloquio del 31 Maggio 1502, fu proposto di tentare la signoria Pisana per ottenere la licenza di quella diversione; le quali parole fanno sospettare che l'offerta non fosse stata fatta esplicitamente, o pure fosser nate delle contrarietà allo stringere dell'accordo. In ogni modo niente si conchiuse.

1514. Diversi ingombri allo scolo del Lago di Sesto, dal lato di Bientina e di Vico Pisano, specialmente un grosso muraglione che si appoggiava ai colli di Buti, fattovi a servigio de' mulini e della pesca, trattenevano le acque a danno della pianura lucchese, sulla quale venivano per forza ad estendersi. Gli stessi Bientinesi si proffersero di riparare a questo sconcio, agevolando lo sbocco della Serezza e scavandola. Di ciò anzi si fece un concordato fra i Lucchesi ed il Pievano di Bientina, i dì 12 e 15 Agosto 1512, che venne ratificato il 3 del seguente Ottobre da Lorenzo De' Medici, nipote di Papa Leone, e possessore di vasti fondi in quei luoghi. I Lucchesi sborsarono anche i danari tangenti a loro spese del lavoro, il quale, a dire del Tommasi (p. 373), di fatto non si eseguì (Serie de' Capitoli, n.° 8, c. 236). A scolo del Lago nell'Arno, erano allora due fosse, il Cilecchio e l'antichissima Serezza (Auserissola, onde Vico Auserissola, che poi si disse Vico Pisano); ma quel muro ed altri impedimenti tenevano in collo l'acque, per averne la cascata ad uso de' molini, e per riparare la sottoposta pianura.

1549. Cosimo I, volendo ridurre a coltivazione il padule e le botronaie di Bientina, racchiude il Lago coll'Argine Grosso, ed ordina lo scostamento dell'Arno, che faceva gomito verso Bientina. Gran tratto della pianura lucchese e parte di quelle pisane restano affogate [05].

1559-1560. Cosimo, mosso dalle querele della Repubblica e de' suoi sudditi, inclina a mettere un freno ai traboccamenti del Lago. Il Consiglio Generale di Lucca incarica suoi ufficiali di condurre i negoziati con esso Duca per deprimere quelle acque, dando loro libero sfogo nell'Arno, e guadagnare così in ambedue gli Stati un gran tratto di territorio fruttifero (7 Marzo, 11 Aprile, 30 Ottobre 1559 ec.). Il dì 22 Ottobre 1560, il Duca Cosimo e Girolamo Lucchesini ambasciatore di Lucca, sottoscrivono un atto, per il quale si stabilisce lo scavo di una Nuova Serezza, più diretta, più larga e profonda dell'antica, tagliando muri ed altri impedimenti. Il lavoro dovrà eseguirsi dai Lucchesi. Il Duca concederà il terreno, e rifonderà un quarto delle spese.

1560-1575. Si scava la Nuova Serezza, sotto la direzione di Baldassarre Lancei d'Urbino ingegnere, lavorandovi, per alquanto tempo, da 800 a 1000 uomini del nostro contado, comandati. Rimane compiuta, nell'Agosto del 1562, e se ne ottiene l'effetto desiderato. Il Lago abbassa di quattro braccia; e più di quattromila coltre di campi sono restituite alla coltivazione de' Lucchesi. Il Consiglio Generare con vari decreti ordina il reparto per le spese della bonificazione, e l'incameramento totale o parziale delle terre acquistate, secondo le loro circostanze ec. (V. nella Serie presente i numeri 14,42,43,44,47).

1561-1564. Gli Offizi sopra le Differenze, e sopra l'Ozzeri e Rogio rappresentano al Consiglio Generale essere opportuno il voltare il Serchio verso la Marina, e credersi facile l'adesione del Duca Cosimo (11 Aprile 1561). Se ne tratta di nuovo in Consiglio il 18 Febbraio e 7 Marzo 1564 ec.

1574-1589. Lorenzo degli Albizi fiorentino, con un Ragionamento fatto a modo di dialogo, espone l'arditissimo concetto di torre l'Arno da Pisa, voltando più in alto di Bientina a Pontedera, e facendogli nuova strada verso Stagno ed i paduli di Livorno, i quali sarebbero stati colmati. Frattanto il Serchio, condotto nel Lago di Bientina dove passava anticamente, riempirebbe il Lago e l'impaludito, e qui imboccato l'alveo abbandonato dall'Arno sarebbe passato per Pisa. In fine i due fiumi si sarebbero ricongiunti a S. Piero a Grado, ed ambedue terrebbero la foce del mare aperta. Vi discorre anche del voltare le torbe del Serchio ne' Paduli di Massaciuccoli, mediante una tagliata. Questo Ragionamento fu dall'Albizi, prima presentato al Granduca Francesco (1573-1587), quindi nuovamente al Cardinale Granduca Ferdinando (1587-1589). È stampato in tutte l'edizioni degli Autori che trattano del moto dell'Acque.

1579. Avevano i Lucchesi gustato appena il benefizio del nuovo emissario, quando il G. D. Francesco comandò che si facesse una seconda rettificazione dell'Arno, conducendolo direttamente da Montecchio a S. Giovanni della Vena o Riparotto. Fu pertanto necessità di prolungare la Serezza da Vico a Riparotto; e con tale allungamento essendo diminuita la pendenza, si venne a perdere quasi tutto il vantaggio ottenuto.

1579, 9 Luglio. I possidenti lucchesi rappresentano al Consiglio Generale; "che il nostro paese di coltre 4000 di paduli, che si mostrava per l'esito della fossa di Bientina esser bonificato, per averne cavato noi per molti anni passati, di frutto a ragione di staia 40 in 60 la coltre di biade l'anno, con grande contento del popolo e sicurezza della città nostra, sia tornata poco meno che nell'essere di prima"; e però fanno istanza acciò si provveda con altri rimedi oltre lo scolo in Arno; insistendo specialmente che si ottenga di levar via la Steccaia di Ripafratta, mandando invece le acque dell'Ozzeri ad animare que' molini. E dicono esser questo un consiglio dato altre volte dall'Ingegnere Alessandro Resta (Serie presente, n. 49, p. 21). Il Consiglio Generale non risolve su questa istanza.

1583. A spese della Repubblica si pongono le cataratte della Nuova Serezza, al suo nuovo sbocco in Arno a Riparotto, senza demolire per inavvertenza quelle intermedie di Vico. Le quali ultime essendo venute in mano degli agenti delle fattorie medicee, questi divengono veri padroni dello scolo del Lago (libr. cit. p. 2).

1590-1638. Controversie continue fra i due governi per lo scolo del canale, alzamento degli argini, chiusura delle cataratte e impedimento allo scolo. Minacce della Toscana di chiuderlo del tutto, in rappresaglia dell'asserto trapassamento delle acque del Serchio nel Lago, attribuito alla negligenza dei Lucchesi. Richieste continue di questi acciò si tolga la Steccaia di Ripafratta. Sebastiano Roccatagliata ingegnere, in una sua relazione del 29 Dicembre 1638, consiglia alcuni lavori per migliorare lo scolo del Lago, ma chiama rimedio supremo il disfacimento della Steccaia. A stornare quelle proposte, la Toscana mette innanzi di fare un nuovo taglio della Serezza.

1639. Il Marchese di S.Angelo, intermediario, presenta quattro diversi partiti. I Lucchesi accettano il primo; quello cioè di fare una nuova fossa che versi in Arno, indipendente dalle cataratte di Vico.

1639-1665. La Toscana non accetta le proposizioni del Marchese, e ne pone innanzi altre e diverse. Si tratta anche senza conclusione di cedere in affitto alla Repubblica la fattoria, da cui dipendevano le cataratte di Vico. Infine, si concerta l'apertura della nuova fossa (8 Aprile 1655); la quale essendo stata eseguita dai Lucchesi, viene accettata dalla Toscana (27 Luglio 1665).

1699-1706. Non ostante l'opposizione di Lucca, il Card. de' Medici riapre le antiche cataratte di Calcinaia sulla sponda dell'Arno per avere le torbe nei suoi possessi bientinesi. Per questa via le acque di esso fiume rigurgitano nel Lago, specialmente nella piena del 1706, con grande sommersione di terreno lucchese.

1699 (6). Nuovi studi d'ingegneri de' due Stati. L'ingegnere Ciaccheri fiorentino, antepone di edificare un fognone sotto il letto dell'Arno, per condurre negli stagni di Livorno le acque del Lago. Svanisce questo disegno, principalmente per la gravità della spesa, valutata di 130,000 scudi la parte della Repubblica.

1710. Geminiano Rondelli visita la Serezza; non disapprova il concetto del Ciaccheri, ma crede migliore e più facile espediente di dare scolo al Lago mediante il Rogio e l'Ozzeri, facendolo traversare il Serchio con una botte, quindi prolungatolo sulla destra di questo fiume, per introdurlo nel medesimo al disotto della Steccaia di Ripafratta. Non è ascoltato.

1712-1740. Si discorre di aprire la Serezza vecchia (quella del 1560), per maggiore scolo delle acque del Lago. Si ripiglia anche in esame la botte sott'Arno. Il Matematico Perelli (1740) l'approva per lo scolo parziale delle acque de' Paduli di Bientina e luoghi circonvicini.

1755-1756. Il conte di Richecourt Capo della Reggenza Toscana, inimicatosi co' Lucchesi, fa occupare colla forza le cataratte di Riparotto, e le serra (25 Novembre 1755); quindi, coll'opera di mille lavoratori, fa chiudere del tutto la Serezza, facendovi una Tura o argine di terra. Molta parte del piano di Lucca resta inondata [07]. Proteste della Repubblica, e ricorsi all'Imperatore Granduca a Vienna. Questi ordina al Richecourt

che sia ristabilito lo sfogo delle acque; ma il comando è in principio deluso. Per nuovo e risoluto ordine dell'Imperatore, dovuto alle caldissime rimostranze della Repubblica, la Tura è disfatta il 23 Marzo 1756.

1756-1760. Congresso di Ripafratta tenuto dai deputati toscani e lucchesi, per ordine dell'Imperatore, assistiti i primi dal Ximenes, dal Boscovich i secondi. Non riesce a nissun accordo. Il Boscovich inviato a Vienna per far valere le ragioni dei Lucchesi, riceve dall'imperatore un amplissimo mandato di proporre a lui i provvedimenti migliori. Il matematico presenta un disegno di più opere insieme, fra le quali la demolizione della Steccaia di Ripafratta e l'applicazione di cataratte alla bocca dell'Ozzeri; i due capi più invisi ai Toscani. L'imperatore (Agosto 1757) si risolve per un partito diverso, cioè di fare scavare a sue spese un nuovo fosso emissario nell'Arno, da rimanere sempre libero allo scolo del Lago; imponendo però certi obblighi, che parsi alquanto gravosi ai Lucchesi, vengono poi moderati dallo stesso principe. Il nuovo canale, detto Imperiale, si eseguisce in gran parte sulle tracce della Serezza vecchia del 1560, e si ottiene un notabile abbassamento delle acque. I Lucchesi mantengono frattanto anche la Serezza del 1655.

1761-1763. Il Ximenes, incaricato questa volta dai Lucchesi di trovar modo di togliere il rigurgito delle piene del Serchio nel Lago per la via dell'Ozzeri, condizione imposta nel decreto Imperiale, rinnova il progetto del Rondelli, di far versare quest'ultimo più basso della Steccaia di Ripafratta, portandolo sulla destra del Serchio per mezzo di una botte sotterra.

1768-1770. Grande inondazione delle acque del Lago nel 1768. Il Consiglio Generale di Lucca, il dì 30 Dicembre di quell'anno, incarica i suoi magistrati sopra i Paduli di Sesto e sopra l'Ozzeri e Rogio di trattare col Governo Toscano per un nuovo e sicuro scolo delle campagne. Quindi conferenze fra i deputati de' due governi, che si accordano nel compilare tre diversi disegni. 1.° Conduzione parziale delle acque grosse del Serchio, ne' paduli della marina lucchese, facendo un taglio nel colle di Filettole [08]. 2.° Rettificazione dell'Ozzeri, suo scavo ed immissione ne' paduli stessi, per una botte sotto Serchio e per lo stesso taglio. 3.° Riunione contemporanea delle due opere. Una relazione di cittadini incaricati dal Consiglio Generale li disapprova tutti e tre (28 Gennaio 1770); ed il Consiglio stesso fa sopra questi disegni un decreto di revisione (17 Luglio detto anno, Riformagioni segrete).

1771. Pietro Leopoldo, avendo risuscitato il vecchio progetto del Ciaccheri della botte sott'Arno, trova favore presso la Repubblica, ed il Consiglio Generale, il 26 Settembre 1771, approva che gli interessati lucchesi sieno partecipi di quell'opera. Il disegno Leopoldino vien meno per l'opposizione de' proprietari pisani.

1772-1784. Nuovi studi per parte de' Lucchesi, e disegno di un Nuovo Ozzeri, da passare sotto il letto del Serchio con una botte, e da introdursi nelle marine per una galleria nel colle di Balbano, territorio di Lucca. A tal disegno presta il nome il Ximenes, e si considera come ampliazione di altro suo del 1763, ma veramente è dovuto ai suggerimenti di G. A. Arnolfini. Modificazione del Colonnello Lorgna a questo piano, il quale predilige il taglio a Filettole, territorio granducale. Il piano del Nuovo Ozzeri, dopo aver ottenuto grandi applausi, dà luogo a molte controversie, e quindi vien messo da parte (V. addietro pagg. 292 e segg.). Oltre le opposizioni già indicate a suo luogo, un anonimo pubblica la Memoria imparziale sopra il Piano Generale di Operazioni Idrauliche per ottenere la massima depressione del Lago di Sesto, 1783 (senza nota di stampa), tendente a screditare il progetto. Costui conclude che con facilità e poca spesa si otterrebbe il desiderato scolo delle acque lucchesi e del Lago, mediante l'Ozzeri, ove si abbreviasse il Serchio da Ripafratta al mare, togliendone le tortuosità [09].

1780-1783. Durante gli studi del Nuovo Ozzeri, si tratta e quindi si conclude il cambio fra la Serezza e il Canale Imperiale, venendo questo ceduto ai Lucchesi. V. il n.° 24 della serie presente.

1786-1787. Il G. D. Pietro Leopoldo commette al Canonico Pio Fantoni, professore in Pisa, di studiare i diversi progetti. Esso accoglie quello della botte sott'Arno, ed il 25 Agosto 1787 presenta una relazione in proposito, di cui sono riferiti i particolari dall'Ingegnere Ferdinando Piazzini nella Memoria intorno ai diversi progetti concernenti la depressione delle acque del Lago di Sesto ossia di Bientina, e la diversione del fiume Serchio. Pisa, Nistri, 1850, a pag. 18-20.

1802-1808. Il Marchese Francesco Ubaldo Feroni fiorentino si rifà promotore della botte sott'Arno, e di consenso del Governo d'Etruria, apre negoziati co' Lucchesi. Il suo progetto è presentato al Magistrato delle Acque di Lucca il 14 Giugno 1802. Vengono elette Deputazioni, fatti studi, conferenze e riunioni di possidenti lucchesi interessati, i quali sono capitanati da Pier Angelo Guinigi. Il Potere Esecutivo della Repubblica (28 Aprile, 7 Maggio 1805) approva l'operazione e la Società de' possidenti lucchesi, ma con alquante riserve e condizioni; quindi il 15 Maggio e 19 Giugno dell'anno stesso, viene stipulata una convenzione fra il Feroni e la Società lucchese. Sopravvenuto il Governo de' Baciocchi si continua la trattazione dell'affare; ma con poco consenso per parte del Governo stesso, e poco applauso del pubblico, che pare considerasse il piano del Feroni, come limitato e da non produrre effetti durevoli. Si vorrebbe un lavoro che sanasse i Paduli ed il Lago di Sesto, assicurasse a un tempo stesso dalle acque del Serchio il rimanente della campagna, e bonificasse le terre della marina. Questa disposizione d'animi del pubblico e de' principi fanno sì che non si risolve sul progetto del Feroni, e se ne cercano di nuovi e più radicali.

.......L'Architetto fiorentino Giuseppe Manetti, consultato dal Feroni stesso, per dissuaderlo dall'impresa della botte sott'Arno, gli consiglia la scavazione di un canale essiccatorio del Lago, da condursi direttamente in mare, senza passaggi sotterranei, seguendo la destra dell'Arno.

1806. Giuseppe Duccini, Direttore de' Ponti ed Argini del Principato Lucchese, insieme con altri ingegneri cui è dato a studiare il progetto del Feroni, lo giudicano insufficiente, come quello che non aveva nissun effetto sul Serchio nè sui paduli di marina. Perciò propongono un disegno più vasto, cioè lo scolo del Lago di Sesto colla botte sotto Serchio, secondo il consiglio del Lorgna, e la contemporanea diversione del Serchio o di un suo ramo per la foce di Filettole (Segreteria del Principato, 1806, filza de' Ponti ed Argini; e Ministero della Giustizia e Interno, filza Ponti ed Argini, segnata 1805-1807). Solamente Tommaso Barbantini, Professore d'Idraulica, e già impiegato alla direzione delle acque negli Stati Pontificii, propone di limitarsi a migliorare gli scoli del Serchio, sfacendo la Steccaia di Ripafratta, ed accorciandogli il corso mediante due forti rettificazioni da Ripafratta al mare. Lo dice rimedio lento, ma d'esito certo; senza rischio alcuno e di poca spesa (Relazione del 10 aprile 1806, nella citata filza della Segreteria). Il Governo inclina al disegno del Duccini, e frattanto lo fa studiare da altri matematici, e specialmente dal Prony, venuto apposta di Francia. Al Feroni che chiedeva si prendesse un partito sul suo progetto, i Principi Baciocchi fanno rispondere seccamente dal Ministero dell'Interno, il 2 Novembre 1808, che non si era voluto risolvere sopra materia sì grave, senza maturità di studi, e che l'esame del disegno suo e di altri era stato rimesso "al celebre Sig. Prony, Ingegnere di S. M. l'Imperatore e Re". Il dì 23 Febbraio 1810 si pubblica la legge generale sui modi di eseguire le bonificazioni, la quale è pressochè copia di quella dell'Impero Francese del 1807. Nel 1811 era sempre sotto studio il piano del Duccini, sul quale era stato consultato, oltre il Prony, il toscano Fossombroni (Lettere di Gabinetto del 1811, n. 970). Ma la rovina del Serchio dell'anno 1812, poi li scompigli dalla potenza napoleonica dell'anno seguente, fanno restare indeciso ogni lavoro.

1820-1850. Lorenzo Nottolini presenta alla Regina Maria Luisa, succeduta ai Baciocchi, un vasto disegno, che giudica capace di guarire radicalmente i difetti delle acque lucchesi, deprimendo il Serchio ed asciugando i due Laghi e Paduli di Sesto e di Massaciuccoli. A ciò proponeva di volgere addirittura il Serchio per Filettole, e di formare un Nuovo Ozzeri impostato sotto il livello del Lago di Sesto, il quale senza bisogno di botte sotterranea, diretto per Ripafratta, più in basso della deviazione del Serchio, per mezzo dell'alveo abbandonato da questo, sarebbe stato condotto al mare. Il progetto del Nottolini è accolto con molte speranze dai Lucchesi, ed approvato anche da vari idraulici forestieri. Ottiene soprattutto il favore di Maria Luisa, e morta lei, del Duca Carlo Lodovico, soliti a mostrare ogni fiducia al valente ingegnere. Il Governo Granducale, che occorreva pure fosse consenziente, dovendo farsi sul suolo toscano una parte del lavoro, in principio parve inclinasse ad approvarlo; "poi vennero dubbi (come scrisse il Mazzarosa [10]) sempre inseparabili dalle grandi promesse; vennero critiche e passioni a sturbare l'esecuzione". Il Duca però, finchè regnò (cioè fino all'anno 1847), persistè nel favoreggiarlo, e per venire alla esecuzione, non cessò mai dalle pratiche col Governo vicino; ed in questo intendimento, nell'anno 1843, ricusò di approvare una Società anonima sulla bonificazione, la quale aveva a mano diverso disegno. Anche cessata l'autonomia lucchese, una compagnia d'intraprenditori chiedeva al Governo Toscano di eseguire il progetto del Nottolini, come si ricava dalla Memoria già citata dell'Ingegnere Ferdinando Piazzini, la quale è diretta a promuoverlo e difenderlo [11].

1835-1850. Felice Matteucci ripiglia il concetto dell'Architetto Giuseppe Manetti sul Canale essiccatorio del Lago di Sesto, da condursi lungo la destra dell'Arno; e forma il piano per la sua esecuzione (1835), che viene approvato dall'Idraulico Giuseppe Venturoli (1845). Nel 1850 si stampa il consulto di quest'ultimo, nell'occasione che vien domandata al Governo Toscano la concessione dell'intrapresa [12].

1839-1840. Il Prof. Gaetano Giorgini stampa il Ragionamento sopra il Regolamento idraulico della Pianura Lucchese e Toscana, interposta fra l'Arno ed il Serchio (Pisa, Pieraccini, 1839), diretto ad oppugnare il progetto del Nottolini; ed a suggerirne invece uno suo proprio; quello cioè di dare scolo al Lago mediante un Canale Maestro, da formarsi del Rogio e dell'Ozzeri rettificati ed affondati, che voltato a Ripafratta, passando per la galleria murata del Fosso Macinante, poi per Pappiana e Orsignano, avrebbe scaricato in mare per la foce del Fiume Morto. In Lucca vien confutato il disegno del Giorgini, e difeso virilmente quello del Nottolini, con due libri stampati nel 1840, cui il Giorgini replica brevemente [13].

1852-1859. Il Granduca Leopoldo II ordina finalmente (1852) il lavoro dello scolo del Lago per mezzo della botte sott'Arno, la quale viene eseguita, e quindi aperta solennemente nel Dicembre 1859, essendo la Toscana retta dal Governo Provvisorio (V. addietro pag. 293).



Note:
[01] Non è a dimenticare l'asserzione di Flavio Biondo nell'Italia Illustrata, ripetuta da Leandro Alberti nella Descrizione d'Italia, che la palude bientinese (o di Sesto) fosse ridotta a Lago per opera de' Fiorentini. Niente invero si sa per i documenti sulla origine del ristagnamento delle acque; ma que' due scrittori, per quanto poco sicuri, potrebbero aver raccolto alcun che dalla tradizione e dalla fama; non essendo impossibile che i Fiorentini avesser dato la prima cagione alla formazione del Lago, togliendo o diminuendo in qualche modo lo scolo nell'Arno; come ne' tempi più vicini mutarono spesso le condizioni del Lago già formato, lavorando intorno all'Arno ed all'emissario.


[02] Dopo molti contrasti, fu nel 1543 soscritta una convenzione fra la Repubblica ed il Duca di Firenze, per la quale i pescatori dei due Stati poterono praticare colle barche e pescare promiscuamente in tutta l'estensione del Lago. Questo concordato, fatto a modo provvisorio finchè non si concertasse la linea giurisdizionale dell'acqua, rimase in vigore, non ostante innumerevoli inconvenienti e litigi, fino alla cessazione dell'autonomia lucchese. Infatti, tutte le volte che si riprese il negoziato di determinare la linea, nacquero difficoltà e non si risolse cosa alcuna. L'ultima volta fu nel 1837; e pare che allora restasse di nuovo senza conclusione, per la proposta, forse d'impossibile esecuzione, messa innanzi da una Commissione lucchese, di dividere cioè le acque del Lago con un'opera di muramento. Benchè non mai chiaramente determinato il confine, tuttavia si considerava appartenere al dominio lucchese la parte intermedia del Lago, che era stata dell'Abbazia di Sesto e quindi passata nei padri di S. Ponziano, e la parte settentrionale. Si reputava del dominio toscano il tratto meridionale, di cui era in possesso il Comune di Bientina per una sentenza del 1296 data dai magistrati lucchesi. La Repubblica di Lucca credette un tempo di render meno complicate le differenze confinarie, facendosi essa stessa proprietaria delle acque della sua giurisdizione, e perciò ne fece la compra dai privati che le possedevano; cioè dagli olivetani di S. Ponziano aventi causa dall'Abbazia di Sesto (per contratto di ser Giovanni Ciuffarini, 20 Agosto - 13 Novembre 1546); e da' Domenicani di S. Romano, la porzione già appartenuta a più feudatari e quindi alla famiglia Sergiusti


[03] Fovea Ricci sive Formice, pergamena di S. M. Forisportam, 25 Settembre 1272.


[04] È un foglio senza data, che si trova cucito in un fascicolo di scritture dell'Offizio del Serchio, anno 1543, n. 45. Dalla forma del carattere si giudica scritto verso il 1350.


[05] La linea di questa sommersione può vedersi nella mappa aggiunta al Fatto dell'Ing. Farnocchia, del quale si darà notizia qui appresso.


[07] Anche il limite dell'inondazione per causa della Tura, è tracciato nella mappa aggiunta al Fatto del Farnocchia.


[08] Non era nuova nemmeno l'idea di voltare un ramo solo del Serchio nei paduli di Massaciuccoli. Oltre averne discorso come di cosa possibile l'Albizi nel suo Dialogo, n'era stata fatta addirittura la proposta dal G. D. Francesco nel 1580-1581, come si dirà trattando de' paduli della Marina; e ne' tempi più vicini, l'Imperatore Francesco, con un rescritto del 12 Aprile 1747, aveva conceduto il suo assenso ad una compagnia di particolari, che con tale lavoro si proponeva di colmare i paduli. Anche allora il passo sarebbe stato per la Pietra a Padule, cioè Filettole.


[09] Non ci è noto chi fosse l'autore di quella critica; ma Cesare Lucchesini, che forse lo seppe, ne parlò con disprezzo e come di scrittore incompetente. Vedi il suo Elogio dell'Arnolfini, Opere I. 181.


[10] Sulle opere e i concetti di L. Nottolini. Atti Acc. Lucc. XVI. 316.


[11] Il Piazzini cita altra Memoria sullo stesso soggetto stampata a Pisa nel Dicembre 1849, dove il piano del Nottolini sarebbe stato esposto con alcune modificazioni. Non l'abbiamo sott'occhio.


[12] Relazione sopra un progetto di Bonificamento del Prof. Giuseppe Venturoli. Firenze, Le Monnier, 1850.


[13] Note Marginali al Ragionamento pubblicato nel decorso anno 1839 sopra il Regolamento Idraulico della pianura Lucchese e Toscana ec. scritte a richiesta e nell'interesse di alcuni possidenti della suddetta pianura. Lucca, Giusti, 1840. di pagg. 242. Serie d'Appendici alle Note Marginali. ec. Ivi, id. di pagg. 98. Si vuole che avesse la parte principale in queste due scritture il P. Michele Bertini della Congregazione della Madre di Dio, matematico lucchese. Il Giorgini rispose con una dichiarazione in data di Pisa 14 Agosto 1840, e con altra piccola scrittura intitolata Cenni brevi d'un libro lungo ec. Pisa, Nistri, 1840.


Strumenti di ricerca:
Bongi, I, pp. 325-337. - inventario a stampa
n.2 - inventario manoscritto

Consistenza:
volumi: 27
buste: 34
mappe: 78
Totale unità: 139


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