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Carte e mappe



03 (mappa)

Datazione (dedotta): 1541

Titolo [critico]

Disegno del lago di Sesto

Titolo [est]

Disegni del lago di Sesto

Misure: 220 x 290 mm
Materiale: carta ruvida
Stato di conservazione: discreto.
Segnatura: c 374
Tecnica: china
Orientamento: sud in alto
Scala: manca

Toponimi:
punto di Giovannino in confini di Bientina
lago di sesto in dicti confini
pullino compitese
pullino contra a schietto
cantone della vescia
pollino della sbarrata
cantone di orentano
fossa di orentano
punta di catrali
fossa di altopascio
punta di carpinochi
pollino di bolciona
fossa di possevoli
punta ceppaia
la schiantata
somaiola
punta della stiantata
punta dello guggione...? in confine di colle
fossa nuova
bocha del rogio in confini di S. Pellegrino
punta di passavanti in confini di castelvecchio
porta a tiglo in dicti confini
fosso bardo in dicti confini
prato schietto in dicti confini
porto salamone in dicti confini
porto a castagno
punta del fornaio
punta del grotto in confine di colle
punta delle guscine in confine di colle
S. Pellegrino
colle
palaia
castel durante

Descrizione [critica]

La carta raffigura il profilo del lago di Sesto con i suoi porti e le sue fosse; al centro compare l'isola in forma di rettangolo. Al centro del rettangolo compare la seguente numerazione: 100x70 cm; all'esterno dei lati dell'isola stilizzata compaiono i quattro punti cardinali indicati mediante lettere a stampatello grandi. Il profilo del lago e le stesse scritture sono state realizzate a mano libera e in maniera non molto precisa. Le quattro carte del volume 58 sono identiche tra loro, tanto nella tecnica quanto nel tipo di rappresentazione.

Questa carta è accompagnata da una documentazione stesa in latino a differenza delle altre che hanno una documentazione scritta in volgare; essa fa riferimento ancora alla misurazione del Piviere di Compito relativa al 1412 e la indica al n. 587 dell'Archivio pubblico del Comune di Lucca. Un'annotazione avverte che sulla carta, nel febbraio del 1418, è stata cancellata la scritta dell'Abbazia di Sesto e che la proprietà è stata assegnata al capitolo dei canonici di San Martino. Inoltre informa che due ufficiali sono stati incaricati di correggere gli errori di misurazione della terra, su richiesta del rappresentante dei canonici di San Martino.

La mappa è una copia della più antica rappresentazione geografica del lago di Sesto di cui si abbia notizia, ed è stata riprodotta per documentare le antiche confinazioni del lago e la relativa toponomastica. Storicamente nei secoli XIII e XIV, i terreni e i paduli circostanti il lago erano sotto la giurisdizione del comune di Lucca. La storia del lago almeno fino al XVI sec. è legata all'attività dei monaci della Badia di San Salvatore. Nel 1182 il Comune di Lucca, avendo operato qualche bonifica, se ne impossessò, e questo portò alla determinazione di confini entro i quali bientinesi avrebbero esercitato il diritto di proprietà. Tale sentenza delineava una preminenza della comunità di Bientina rispetto ad altre comunità che intendevano avanzare diritti sulla zona sud-orientale del lago, preminenza che condusse, in seguito, al definitivo prevalere dei bientinesi per ciò che concerneva i diritti sul lago. Il lago di Sesto compare anche nelle clausole del trattato che il 24 gennaio 1338 venne concluso tra la Signoria di Firenze e gli Scaligeri che si erano impadroniti di Lucca. In virtù di esso i fiorentini divennero i padroni di quanto già apparteneva al comune di Lucca nel Valdarno inferiore, nella Valdinievole e soprattutto in Altopascio, garantendosi il possesso di una parte del lago e delle sue rive. Probabilmente però, l'interpretazione dei documenti doveva essere controversa, se alle misurazioni di questo anno si riferiscono i lucchesi per attestare i loro diritti sul lago (cfr. scheda 68 ovvero f., 58, 1). Nel 1412, sotto la Signoria di Paolo Guinigi, parte del lago venne riconosciuta alla comunità di Castelvecchio, parte alla comunità di Colle di Compito, parte a quella di Palaiuola, pur rimanendo alla Abbazia di Sesto 3500 coltre.

La parte settentrionale del lago, dove era l'Abbazia di San Pietro di Pozzeveri, tenuta dai monaci camaldolesi, le cui proprietà consistevano in poche terre coltivate, in grandi estensioni di boschi e parte della palude usata per la pesca e ilbarcheggio, venne trasferita ai canonici della cattedrale di San Martino del comune di Lucca; mentre un'altra parte divenne proprietà dei domenicani di Lucca per un lascito fatto loro dalla famiglia Giusti. L'Abbazia non sfruttava direttamente le risorse del padule del quale controllava la sponda che dalla foce di Teupascio andava fino alla zona di Porcari, ma affidava a terzi i diritti di pesca e di raccolta della vegetazione palustre.

Tale concessione aveva validità da 2 a 5 anni e ne beneficiavano non solo gli uomini di Bientina ma anche di Porcari, i quali dovevano sottostare a precisi impegni, tra cui tenere sgombre dalla vegetazione le fosse. Nel 1460 gliUfficiali dell'Abbondanza delle carni e dei pesci(1) della Signoria di Firenze, con una lettera del 24 Maggio, intesero imporre agli Anziani di Lucca il principio per cui il lago doveva considerarsi comune da parte degli abitanti dei due territori confinanti, con l'impegno di determinare alcune prescrizioni per la pesca. Tale convenzione, stipulata solo nel 1471, intendeva determinare la confinazione giurisdizionale tra i due stati, ma in pratica non fu mai rispettata come testimoniano i documenti di cui ci stiamo occupando. Le dispute tra lucchesi e fiorentini sui diritti di pesca si riaccesero a partire dal 1541, come dimostrano alcune carte dell'Offizio sopra i Paduli di Sesto, f. 45 e le presenti.

Approfondimenti bibliografici: [1]


Bibliografia:
[1] G. Caciagli, op.cit.., p. 30.


Aggiornamenti:
2003-12-03
2006-11-10, Brogi M. , Torre A.

Immagini:
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Unit_id: D[01]D[01]D[179]U[58]M[03]

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