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Diplomatico



12-12-1062 - S.GIUSTINA (pergamena)

Datazione (rilevata): 12 Dicembre 1062

Misure: 360 x 510 mm
Materiale: pergamena
Stato: integra
Stato di conservazione: buono
Condizione: stesa
Segnatura antica: mazzo n. 8

01. Atto

Datazione (rilevata): 12 Dicembre 1062

Carattere: pubblico
Traditio: originale

Persone:
testimone: l monastero di Santa Giustina "apud Lucensem civitatem"
testimone: che alcune monache piene di fallacie e di insidie
testimone: nominate Iusla
testimone: Bonella ed Eufemia
testimone: con loro vane finzioni apposero alla Badessa del monastero di nome Eritha /Erizza/ di averla sorpresa nell'atto di estinguere la lampada del dormitorio
testimone: di averla vista diritta e parlante con un chierico e con le porte aperte del monastero
testimone: argomento di corrotta castità e di violazione del corpo. Essendo di questo scandalo nato un tumulto popolare in Lucca
testimone: la fama ne venne alle orecchie del pontefice Alessandro
testimone: il quale acciocch‚ il lupo rapace non entrasse nell'ovile del Signore
testimone: mandò dal suo lato un numero di prelati e di chierici
testimone: che fu accompagnato dalla massima parte del popolo di Lucca. Sedendo pertanto questi nel predetto monastero
testimone: fu comandato che la Badessa e le sue infamatrici venissero innanzi. Quella di nome Eufemia
testimone: rifuggì dal portare anza
testimone: come è solito delle persone false: ed essendole per tre volte intimato di presentarsi e di venire intrepidamente a fare accusa o Testimoneanza
testimone: ed essendosi ricusata
testimone: fu condannata alla pena che sarebbe stata dovuta a quella da lei accusata
testimone: sostenuta l'accusa
testimone: con dire di avere la anza di Iusla
testimone: Perloch‚ venute meno le anze e chiamata falsa l'accusa
testimone: fu determinato per asserto de' vescovi e de' chierici stanti in congregazione
testimone: che si riferissero i fatti avanti il sommo

Regesto:
Coscrizione autografa di Sapa Alessandro II in questi termini- Ego Alexander solius Dei misericordia licet indignus S. R. et apostolice Ecclesie presul L. S.
E' cosa legale e giusta che ciò che è definito dal sinodale Concilio, massimamente in presenza del presule sia comendato alla memoria. Accadde pertanto nel monastero di Santa Giustina apud lucensem civitatem, che alcune monache piene di fallacie e di insidie, nominate Fusla, Bonella ed Eufemia, con loro vane finzioni apposero alla Abadessa del monastero di nome Eritha /Erizza/ di averla sorpresa nell'atto di estinguere la lampada del dormitorio, di averla vista diritta e parlante con un chierico e con le porte aperte del monastero, argomento di corrotta castità e di violazione del corpo. Essendo di questo scandalo nato un tumulto popolare in Lucca, la fama ne venne agli orecchi del pontefice Alessandro, il quale acciocchè il lupo rapace non entrasse nell'ovile del Signore, mandò dal suo lato un numero di prelati e di chierici che fu accompagnato dalla massima parte del popolo di Lucca. Sedendo pertanto questi nel predetto monastero fu comandato che la Badessa e le sue infamatrici venissero innanzi. Quella di nome Eufemia, rifuggì dal portare testimonianza, come è solito delle persone false. : ed essendole per tre volte intimato di presentarsi e di venire intrepide a fare accusa o testimonianza, ed essendosi ricusate, fu condannata alla pena che sarebbe stata dovuta a quella da lei accusata.
Quindi venuta in mezzo la seconda di nome Bonella ed avendo sostenuta l'accusa, con dire di avere la testimonianza di Fusla, chiamata quest'ultima disse aver solo veduta la Badessa estinguere il lume, e chiamata una quarta da lei indicata egualmente come testimone, questa disse ad alta voce essere infondata l'accusa e non potersi di nulla accusare la badessa.
Perlochè venute meno le testimonianze e chiamata falsa l'accusa, fu determinato per asserto de' Vescovi e de'Chierici stanti in congregazione, che si riferissero i fatti avanti il sommo Pontefice, perchè egli potess, per esempio ed autorità, punire si gran delitto e mondare il prefato monastero. Le quali cose essendo state riferite al Pontefice esso (benchè non fosse del tutto cosa canonica) fece condurre nella chiesa di S. Martino la Badessa, assistente innumerevole turba di chierici e di laici; La quale a sodisfazione del popolo e del volgo giurò sul santo testo de'Vangeli, non avere introdotti in quella notte uomini nissuni in convento nè aver commesso fornicazione. Dopo di che fu data sentenza dal Pontefice, a seconda del consiglio di tutti, che quelle che erano state causa della falsa accusa fossero punite colla pena che avrebbe toccato all'imputata se vera fosse stata l'accusa; e però tolte dal monastero fossero serrate in quel modo che prescrivono i Sacri canoni contro gli accusatori falsi. Le quali cose furono fatte in Lucca presente esso Sommo Pontefice, Pietro vescovo Toscolanense, Mainardo vescovo di Pavia, Adalrico,vescovo Petro dalruso (sic), Dodo vescovo di Roselle, Stefano cardinale, tutti i chierici del vescovato di S. Martino e Giudici, e quasi tutto il volgo di Lucca (pene cuncto vulgo circustante) (segue la firma del papa, come fu notato in principio. ) Stampato dal Fiorentini nelle Memorie della Contessa Matilde, seconda, carta 29 dei documenti_


Aggiornamenti:
1999-06-01, Contessa
2006-12-31, Nelli Sandro

Immagini:
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