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Albero



Altopascio (fondo)

Unità: 13


Datazione: 16 Agosto 1050 - 2 Luglio 1530

Descrizione

da Bongi Salvatore, Archivio di Stato di Lucca Inventario a stampa Vol 1 (pag. 007 - 008)

Distribuzione: Sec. XI, n. 4; Sec. XII, n. 92; Sec. XIII, n. 351; Sec. XIV, n. 63; Sec. XV, n. 34; Sec. XVI, n. 12

La Magione de' Ss. Jaacopo ed Egidio, posta nella terra dell'Altopascio in Valdinievole, fu la prima e principale residenza dell'ordine degli Spedalieri, che, appunto da questo luogo, si dissero dell'Altopascio, e di qui si allargarono in molti altri paesi d'Italia, di Francia e di Germania ec.

Era istituto di questi cavalieri lo accogliere i pellegrini, risarcire le strade ed i ponti, ed accompagnare i viandanti ne' passaggi pericolosi. Ma ciò che rese un tempo più notevole, e più utile anche, l'opera loro, fu l'assistenza e la cura de' malati, la quale esercitavano nelle loro diverse stazioni, e specialmente nel loro principale ospizio; talché potrebbe credersi che gli spedali degli ammalati sorgessero e si dilatassero nel mondo, principalmente sull'esempio di questo. Anche verso le puerpere ed i trovatelli usarono in diversi modi la carità e l'assistenza; ed infine si esercitava da loro ogni specie di beneficenza verso ogni qualità di persone che a loro ricorressero, fossero queste o povere o ricche, come si ha da una bolla di Innocenzo III pontefice.

L'istituto dell'Altopascio fioriva già nel secolo XI, e nella descrizione ecclesiastica di Lucca, fatta nel 1260, si trova superare di ricchezza tutti i luoghi pii e religiosi della diocesi, ammontando la sua rendita annuale a 6700 lire di quel tempo, che, fatta ragione de' valori, era somma oltremodo vistosa. Però, le guerre combattute in Valdinievole nella prima metà del secolo XIV, e lo staccarsi di quel territorio dalla giurisdizione di Lucca, furono principio della decadenza della istituzione, che proseguì poi rapidissima. Disciolta nel secolo susseguente la religione altopascese, i possessi suoi posti in Toscana, passarono in mano di diversi Commendatori, ultimo de' quali fu Ugolino Grifoni, eletto a petizione di Cosimo I, il quale poté impedire che la ricca commenda passasse in mano del Cardinale Farnese, cui era stata innanzi conferita dal Papa. Dopo il Grifoni, il patrimonio dell'Altopascio fu assegnato alla religione di S. Stefano.

Non pochi sono i libri di erudizione che discorrono dell'Altopascio, tuttavia una propria storia si desidera, e sarebbe soggetto degno di essere compiutamente trattato. Una Regola di questo istituto, scritta nel 1239, e tradotta in antico volgare, fu in parte stampata dal Lami, e per intero, pochi anni sono, dal Fanfani.

Non sono poche le pergamene dell'Altopascio che tuttora si conservano, ma si hanno notevolmente disperse e segregate. Queste, che ora si posseggono dal Diplomatico nostro, furono comperate, in due diverse partite, dalla R. Soprintendenza agli Archivi Toscani, presso un rivenditore di Firenze, ed affinché fossero alluogate nella sede più opportuna, si inviarono a Lucca il 4 settembre 1866 e il 4 maggio 1869. Formavano se non tutta, la più parte almeno della raccolta di pergamene Altopascesi, la quale nel secolo passato si custodiva nelle case di Roberto Strozzi e de' fratelli in Firenze; la stessa, cioè, di cui tanto si giovava il Lami nell'Odeporico e nella vita della Beata Oringa [[note:005 ]], dove discorreva dell'Altopascio, se non coll'ordine che sarebbe desiderato, almeno più largamente di ogni altro scrittore. Presso i Capponi di via de' Bardi della stessa città, i quali ebbero nella loro casata alcuni commendatori d'Altopascio, vennero carte di eguale provenienza, ed anche queste furono vedute dal Lami, e modernamente da Monsignor Bini bibliotecario lucchese, che avea in animo di compilare una nuova storia dell'ordine medesimo, la quale poi non scrisse, perché prevenuto dalla morte. Così un'altra porzione di quei documenti è fama che si custodisca tuttora in Lucca, presso l'azienda che amministra, a modo di consorzio privato, que' beni Altopascesi, che erano posti nel territorio lucchese, dopo che ne fu staccato la Valdinievole, e che Ferdinando II Granduca, come gran maestro di S. Stefano, vendeva a Oliviero Orsetti di Lucca nel 1646, e quindi rimanevano indivisi nei suoi discendenti [006].

Infine, pergamene che si riferiscono a questa istituzione s'incontrano spicciolate in diverse collezioni ed archivi, e specialmente in altre serie di questo stesso Diplomatico lucchese, come Tarpea, F. M. Fiorentini, S. Maria Corteorlandini etc. alle quali, per diverse ragioni, erano venute in antico a congiungersi.

Siccome la Magione dell'Altopascio ebbe sotto la sua dipendenza gli spedali di Pozzo, di Rosaria, di Cerbaia, il ponte di Fucecchio, la chiesa di S. Maria ivi posta, e altre case e membri, così fra le pergamene Altopascesi, sono alcune che a questi diversi luoghi si riferiscono.

Documenti di questa serie si hanno stampati nella loro integrità dal Lami, in [LAM001], volumi citati, e in [LAM002], vol. II. Di un numero maggiore dà i soli estratti.



Note:
[006] Contratto di Ser Cristoforo Traghi di Firenze, 14 giugno 1646. Consiglio Generale di Lucca, riformagioni segrete, del 7 agosto stesso anno. È da osservarsi, per regola del lettore poco informato delle vicende di questi luoghi, che il borgo dell'Altopascio, col restante della Valdinievole, cessò di far parte della giurisdizione di Lucca, nel tempo della sua soggezione, e non poté riaverlo allorché ricuperò la libertà nel 1369. Così cessò pure quel tratto di paese ad esser sottomesso alla giurisdizione ecclesiastica di Lucca, quando fu istituita la diocesi di Pescia. Unito poi il Ducato di Lucca al Granducato toscano nel 1847, tutta la Valdinievole ritornò nella circoscrizione provinciale lucchese, alla quale naturalmente appartiene.


Consistenza:
pergg: 556
Totale unità: 556


Bibliografia:
[LAM001] Lami, Deliciae Eruditorum
[LAM002] Lami, Ecclesiae florentinae Monumenta (II vol.)


Aggiornamenti:
2007-12-20, TG


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